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Il suolocostituisce lo strato più superficiale della crosta terrestre in equilibrio dinamico con litosfera, atmosfera e biosfera è una risorsa per l'umanità in quanto sostiene la vegetazione dal punto di vista meccanico e nutrizionale, ricicla i composti fondamentali per la vita, filtra, trattiene e trasforma gli inquinanti riducendone l'effetto tossico. La qualità del suolo è stata definita come la "capacità del suolo di funzionare in modo da sostenere la produttività vegetale ed animale, mantenere e migliorare la qualità dell'acqua e dell'aria e supportare la salute e la dimora dell'uomo" (Karlen et al., 1997, Soil Sci. Soc. Am. J. 61, 4-10).

Dello studio ci parla la Prof. Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , docente di Ecologia presso i Corsi di Laurea in Scienze Ambientali e Biotecnologie, autrice di molti articoli su riviste nazionali ed internazionali

 

In questo lavoro alcuni ricercatori di Ecologia del DiSTABiF hanno valutato la qualità del suolo nel territorio comunale di Maddaloni (CE), in quanto quest'area è interessata da un intenso sfruttamento della risorsa suolo da parte di attività agricole ed estrattive. Lo scopo della ricerca è stato pertanto quello di evidenziare una relazione tra uso del territorio e qualità del suolo, finalizzata ad una una gestione sostenibile del territorio.

 

 

Un suolo di buona qualità é dotato di una buona disponibilità di acqua, aria, sostanza organica, nutrienti e una ridotta contaminazione da sostanze inquinanti, una ricca e differenziata componente biologica che garantisca il funzionamento del sistema. Lo sviluppo di un suolo richiede tempi molto lunghi rispetto alla velocità con cui esso viene degradato dall'attività antropica, tanto da correre il rischio di diventare talvolta una risorsa "non rinnovabile". Il suo eccessivo sfruttamento può provocare degrado o addirittura perdita della risorsa stessa. Tale problematica ha rilevanza mondiale come evidenziato dalla Convenzione internazionale per combattere la desertificazione (UNCCD, 1994).

 

La qualità del suolo non può essere misurata in modo diretto, ma si può determinare utilizzando degli "indicatori", che forniscono un quadro d'insieme del suo stato e dei principali fenomeni chimici, fisici e biologici in atto al suo interno. Lo studio sulla qualità del suolo nell'area di Maddaloni, con un opportuno set di indicatoriindicatori fisici (tessitura, densità, capacità idrica di campo) chimici (pH, capacità di scambio cationico, conducibilità elettrica, contenuto in carbonio organico, azoto totale e minerale, cadmio, cromo, rame, piombo e zinco, e contenuto in forma disponibile di potassio calcio, magnesio e fosforo) e biologici(biomassa microbica totale, micelio fungino, respirazione potenziale del suolo, azoto potenzialmente mineralizzabile), ha permesso il confronto tra aree con diverso uso del territorio: vari tipi di colture aboree, pascoli, arbusteti, boschi.

 

Da questa analisi è emerso che valori più bassi di qualità del suolo sono associati a colture arboree con suolo nudo tra i filari. Al contrario in oliveti dove l'attività agricola meno intensa ha permesso lo sviluppo di una vegetazione erbacea, la qualità del suolo ha raggiunto valori più alti, prossimi a quelli di un arbusteto incolto da molti anni e non molto inferiori a quelli di boschi usati come riferimento. Valori accettabili di qualità del suolo sono stati riscontrati anche in aree a pascolo.

I risultati di questo lavoro hanno suggerito che l'inerbimento delle colture arboree migliora la qualità del suolo, in quanto determina apporto di sostanza organica e protezione del suolo nei confronti di processi erosivi, soprattutto in zone ad elevata pendenza. Inoltre, nelle aree studiate, il processo di degradazione del suolo è apparso ancora reversibile.

 

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