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L'eruzione delle “pomici di Avellino” è uno dei principali eventi eruttivi del Somma-Vesuvio, viene classificata come eruzione PlinianaIl nome deriva dal naturalista romano Plinio il giovane che descrisse per primo la nube formata da questo tipo di eruzione nel 79 d. C., cioè un'eruzione di elevata intensità caratterizzata da una grande dispersione di materiali vulcanici. L'eruzione delle “pomici di Avellino”, dal punto di vista dell'energia in gioco e del meccanismo di diffusione del materiale eruttivo, può essere paragonata alla famosa eruzione del 79 d.C.; eventi di questo tipo si sono ripetuti più volte durante la storia del Somma-Vesuvio, in genere dopo lunghi periodi di inattività del vulcano, segnando usualmente l'inizio di periodi di attività intensa.


aree interessate dalle pomici grigie collegate all'eruzione di Avellino (Passariello et al., 2009)L'eruzione delle pomici di Avellino deve il suo nome al tipo di roccia vulcanica che è stata prodotta, le pomici grigie, che si distribuirono prevalentemente in direzione di Avellino. Questa eruzione è stata studiata da diversi autori negli ultimi anni dal punto di vista storico e geologico. Molte ricerche si sono occupate della datazione esatta dell'evento, collocandolo in un intervallo di tempo compreso tra 3300 e 3900 anni dall'attuale.

La datazione degli eventi vulcanici può essere di due tipi, relativa o assoluta; le datazioni relative sono ricavate dai rapporti tra i materiali vulcanici prodotti in eruzioni diverse dello stesso vulcano, le datazioni assolute si ottengono dallo studio del decadimento degli elementi radioattivi. Molti elementi chimici possiedono diversi isotopi atomi di uno stesso elemento con numero atomico uguale ma diverso numero di massa, alcuni dei quali sono instabili e decadono secondo una ben specifica legge di decadimento. Gli isotopi radioattivi sono presenti nelle rocce e nei composti organici, e proprio per le loro caratteristiche di decadimento possono essere utilizzati per la datazione di materiali inorganici, come le rocce, ed organici, come i resti di esseri viventi. Particolare cura va riservata alla scelta del materiale da analizzare per datare un evento vulcanico: i reperti studiati devono essere rappresentativi dell'evento da datare, le rocce devono essersi formate durante l'eruzione che si vuole datare, mentre i materiali organici devono appartenere ad esseri viventi morti durante l'evento eruttivo.


Ci espone la ricerca il Dr.  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , docente di Fisica del presso il Corso di Laurea in Farmacia, autore di molti articoli su riviste nazionali ed internazionali.

I fisici del DiSTABiF, del Dipartimento di Matematica e Fisica (DMF) e del centro di ricerca CIRCE (Centro di Ricerche Isotopiche per i Beni Ambientali e Culturali) hanno dato il loro contributo alla datazione dell'eruzione delle pomici di Avellino grazie all'analisi del 14CCarbonio quattordici: un isotopo del carbonio con massa atomica 14. su un osso di capra trovato all'interno di un villaggio dell' età del bronzoperiodo preistorico che va dal 3300 al 1200 a.C. ritrovato nei pressi di Nola (Croce del Papa) bruciato dall'evento.

 

ritrovamenti del villaggio dell'età del bronzo, Croce del Papa, Nola  (Passariello et al., 2009)

 

Lo studio ha collocato l'eruzione di Avellino a 3550 ± 20 anniQuesto tipo di scrittura si utilizza per indicare l'errore relativo alla misurazione. Nel caso specifico il sistema utilizzato per la datazione prevede un'errore statistico sulle misure minore dello 0,3 % che corrisponde a 20-25 anni dall'attuale. Oltre alla datazione dell'evento eruttivo sono stati analizzati anche reperti di età posteriore all'eruzione, in modo da ricostruire l'intervallo di tempo in cui è avvenuta la ripopolazione dell'area.

 

 

 

Incrociando i dati relativi alle datazioni ed ai volumi di pomici grigie depositatesi a seguito dell'eruzione, si vede che le zone ripopolatesi dopo un breve intervallo di tempo sono state quelle colpite con minore intensità dall'eruzione, dove l'ambiente naturale è tornato in brevi tempi all'aspetto pre-eruttivo. Invece, le aree dove sono caduti al suolo grandi volumi di pomici sono state rioccupate dalla popolazione solo nella tarda età del bronzo quando presumibilmente si è persa la memoria e quindi la paura dell'evento eruttivo.


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