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Negli ultimi secoli si è assistito ad una crescita esponenziale della popolazione mondiale che ha determinato una maggiore richiesta di superfici da dedicare a coltivazioni. Parallelamente le attività antropiche hanno incrementato la percentuale di territorio inquinato o soggetto a fenomeni erosivi e, quindi, non più destinabile all’agricoltura, causando un sovra sfruttamento della risorsa suolo disponibile.

Al fine di aumentare la produttività delle aree destinate a coltura è incrementato nel tempo l’uso di pratiche agricole "intensive", le quali massimizzano i raccolti nel breve termine, ma contemporaneamente innescano processi di alterazione delle proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo, determinando una progressiva perdita di fertilità dei terreni agricoli. Questa politica di gestione dell'agricoltura risulta quindi non sostenibile, poiché utilizza la risorsa suolo per soddisfare la richiesta attuale di beni primari, senza tenere in conto delle esigenze delle generazioni future. Considerata la rilevanza della problematica a livello mondiale, numerosi studi sono stati svolti per indagare l'impatto dalle pratiche agricole intensive sulla qualità del suolo, tuttavia pochi sono gli studi riguardanti le colture intensive protette (sotto serra).


Una serra tipo di quelle presenti nelle aziende agricole selezionate per lo studio

Nelle colture protette vengono utilizzati tunnel di plastica per isolare le coltivazioni dall'ambiente esterno e determinare, grazie anche ai sistemi d’irrigazione automatizzati, condizioni climatiche (temperatura e umidità) in grado di aumentare la produttività. Tuttavia, tali condizioni favoriscono anche lo sviluppo dei patogeni agenti che possono determinare l’insorgenza di malattie. delle piante, e questo obbliga gli agricoltori alla completa rimozione dei residui colturali alla fine di ogni ciclo, ostacolando così il naturale ritorno al suolo della sostanza organica, proprietà fondamentale per la fertilità del terreno. Inoltre, le particolari condizioni microclimatiche presenti sotto serra favoriscono l'attività microbica attività dei microrganismi presenti nel suolo. e rendono più veloce il processo di decomposizione, determinando, così una progressiva riduzione della sostanza organica e un peggioramento della qualità del suolo. Anche il mancato apporto di acqua attraverso le precipitazioni e la pratica dell’irrigazione automatizzata possono, in questi sistemi, peggiorare la qualità del suolo, determinando un incremento di salinità concentrazione di sali nel suolo., dovuto sia all'uso di acque irrigue poco idonee che alla risalita di sali minerali dagli strati profondi.

 

Bisogna ricordare che la qualità del suolo è stata definita come "la capacità di un suolo di funzionare in modo da sostenere la produttività vegetale ed animale, mantenere e migliorare la qualità dell'acqua e dell'aria e supportare la salute e la dimora dell'uomo" (Karlen et al., 1997, Soil Sci. Soc. Am. J. 61, 4-10). Essa, dunque, può essere determinata solo attraverso l’analisi di numerosi parametri fisici, chimici e biologici, e tra questi ultimi, in particolare, lo sviluppo e l’attività dei microrganismi del suolo rappresentano indicatori particolarmente utili poiché i microrganismi sono in grado di rispondere molto rapidamente alle variazioni dell’ambiente che li circonda, segnalando, quindi, precocemente eventuali condizioni di stress o disturbo che si generano nel suolo.


Ci espone lo studio la Dr. Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. D'Ascoli, docente di Principi di VIA e VAS presso il Corso di Laurea in Scienze Ambientali e autrice di molti articoli su riviste nazionali ed internazionali

Lo studio condotto negli ultimi anni da alcuni ricercatori del gruppo di Ecologia del DiSTABiF ha analizzato, in tale contesto, l'impatto delle colture orticole sotto coltura protetta, ampiamente diffuse in Campania. In particolare, lo studio è stato condotto in 4 aree della Piana del fiume Sele e in un’area dell’Agro Nocerino-Sarnese, caratterizzate da differenti tipi di suolo, selezionando 20 differenti aziende agricole con gestione intensiva e coltura protetta. Nelle aziende selezionate è stata valutata la qualità del suolo sia in aree sottoposte a coltura protetta e gestione intensiva, sia in aree caratterizzate da colture a basso impatto (frutteti), utilizzate come siti controllo.

 

Lo studio ha messo in evidenza una riduzione significativa della qualità del suolo nelle aree sottoposte a coltura protetta e gestione intensiva. Infatti, nelle aree sotto coltura intensiva è stata rilevata una generale riduzione della sostanza organica e dello sviluppo e attività dei microrganismi del suolo e un aumento di salinità, con conseguente riduzione della fertilità dei terreni agricoli.

Se non ci si indirizzerà negli anni a venire verso forme di gestione agricola maggiormente sostenibili, la concomitanza di tutti questi effetti derivanti dall’attività agricola intensiva potrà comportare conseguenze non prevedibili sulla produttività delle coltivazioni e la disponibilità di cibo per le generazioni future.

 

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